La sorveglianza digitale nello Smart Working: una sfida per salute e privacy

Lo smart-working, reso popolare dalla pandemia, ha amplificato il fenomeno della sorveglianza digitale sui lavoratori remoti, con rischi psicosociali come stress, ansia e burnout.

Questa “sorveglianza anticipatoria” erode l’autonomia, riducendo i benefici della flessibilità come il migliore equilibrio vita-lavoro e aumentando la pressione temporale, specialmente per ruoli amministrativi.​

Criticità nel concetto errato di Smart Working

Molte aziende considerano lo smart-working solo come controllo remoto, ignorando la necessità di investimenti in processi, comunicazione asincrona e autonomia, generando in questo modo difficoltà gestionali. Questo approccio sbagliato amplifica l’isolamento sociale, il tecnostress da overuse digitale e la fusione tra spazi privati e lavorativi, colpendo soprattutto lavoratrici e lavoratori impegnati anche con le eventuali attività domestiche e familiari che faticano a separare ruoli. Inoltre, il 35% dei liberi professionisti e manager da remoto soffre di overworking per mancanza di “diritto alla disconnessione“, mentre i sindacati temono l’erosione dei diritti e formazione inadeguata per lavoratori più giovani.​

Impatti disuguali e conseguenze

Lavoratori con flessibilità oraria, come addetti dati, riportano meno stress, ma la sorveglianza costante scoraggia ritorni in ufficio e indebolisce la cultura aziendale. In Italia, nel 2025 circa 3,57 milioni usano smart working (+0,6% annuo), ma aziende meno strutturate optano per il lavoro in presenza per semplicità logistica. Normative recenti enfatizzano accordi individuali e tutele sanitarie, ma il focus errato su monitoraggio produttività ignora rischi da videoterminale e psicosociali.​

Strategie per un approccio bilanciato

I datori di lavoro devono comunicare in modo trasparente scopi e ambiti del monitoraggio, coinvolgere lavoratori nelle decisioni e nei protocolli e offrire supporto psicologico per mitigare ansie. La formazione periodica su tool digitali e obiettivi chiari trasformano la sorveglianza in supporto collaborativo, preservando privacy e benessere in contesti remoti. E’ necessario equilibrare efficienza con diritti crea ambienti digitali sani, come suggerito da EU-OSHA.​

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